Nel testo Fame usurpate di Vittorio Imbriani l'autore esamina criticamente la poetica di Aleardo Aleardi un poeta italiano del XIX secolo. Imbriani inizia il suo saggio con una riflessione sulla natura della poesia e del poeta sottolineando che la vera poesia nasce dalla capacità di trasformare i pensieri in immagini vivide e autonome. Secondo Imbriani Aleardi manca di questa capacità poiché la sua poesia è caratterizzata da una fatuità che impedisce la creazione di immagini poetiche autentiche. Imbriani critica Aleardi per la sua tendenza a mettere in primo piano la propria persona piuttosto che i temi poetici come l'amore la patria e la religione. L'autore sostiene che Aleardi utilizza questi temi non come passioni autentiche ma come pretesti per esaltare se stesso. Imbriani evidenzia come la poesia di Aleardi manchi di profondità e di un vero sentimento risultando in una retorica vuota e priva di sostanza. Inoltre Imbriani critica l'uso eccessivo di dediche e riferimenti personali nei componimenti di Aleardi che secondo lui distolgono l'attenzione dai temi poetici. In conclusione Imbriani considera la poesia di Aleardi come un esempio di mediocrità poetica priva di quella passione e autenticità che caratterizzano i veri poeti.
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