Primo romanzo lungo e prima opera pubblicata con il suo vero nome Fior di Sardegna è una lettura irrinunciabile per tutti coloro vogliano approfondire la figura di Grazia Deledda. Siamo nel 1891 e a detta della stessa scrittrice l'indole del libro si può definire tanto drammatica quanto sentimentale e anche un pochino verista se verismo può dirsi il ritrarre la vita e gli uomini come sono o meglio come li conosco io. Una dichiarazione di fedeltà al proprio ambiente etnografico e linguistico oltre che una presa di posizione rispetto all'autenticità e all'unicità della propria visione: Descrivo fedelmente i nostri originali e bizzarri costumi: gli splendidi e sconosciuti paesaggi gli usi le passioni i tipi: tutto infine il meglio che mi parve poter interessare il pubblico lasciando da parte le scene selvagge le storie di sangue fin qui narrate dai novellieri sardi per cui la nostra cara Isola viene considerata come un focolare d'odio e di sangue. La consapevolezza dell'originalità della propria scrittura si unisce in queste straordinarie parole alla volontà di rendere giustizia alla Sardegna offrendo al pubblico una nuova visione della sua tanto amata terra. Questa volontà riabilitativa è ben espressa nel romanzo e dà luogo ad un libro in cui emergono precisamente le caratteristiche tipiche del mondo sardo (Aonia edizioni).
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