Controcronaca in versi della peste che infierì a Firenze in due ondate tra il 1630-31 e il 1632-33. L'autore pronipote del grande Michelangelo sconfessa le sue precedenti opinioni galileiane e libertine; a suo giudizio tutti i provvedimenti messi in atto dai Commissari della Sanità di Firenze sono dissennati e risibili. La peste è una punizione divina: soltanto il pentimento e la penitenza possono salvare la città.
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