Liberamente ispirato alla storia della bambina palermitana morta nel 1920 divenendo l'ospite più illustre della cripta dei Cappuccini per il misterioso e stupefacente lavoro di imbalsamazione che l'ha mantenuta intatta e rosea come una piccola dormiente. Il monologo di Francesco Randazzo immagina che l'anima della bambina intrappolata nel corpo dal processo chimico d'imbalsamazione cerchi di fuggire interpellando chi la guarda ma non può vederla ripercorrendo la propria storia cercando ancora i genitori tra cantilene infantili e grida disperate prigioniera innocente che intenerisce e sgomenta.
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