Regole senza senso o senso regolato?

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Studienarbeit aus dem Jahr 2012 im Fachbereich Pädagogik - Wissenschaft Theorie Anthropologie Sprache: Deutsch Abstract: Esiste una dimensione dell'esistenza umana estremamente sfuggente liquida le cui dinamiche visibili hanno da sempre celato qualcosa di vagamente (in)conoscibile e raggiungibile. Sequenze di gesti parole e comportamenti che si ripropongono quasi ciclicamente nelle diverse fasi della vita dell'uomo o in particolari momenti di crisi e disagio. Sono atti eseguiti secondo norme codificate che prendono il nome di rito. Nella riflessione sulla ritualità umana è spesso stato oggetto di controversia il rapporto tra natura e cultura laddove nel dominio della natura facciamo confluire gli atti e i comportamenti di tipo istintivo e nel dominio della cultura inseriamo i significati che tali atti e comportamenti possono avere. Al di là delle diverse e numerose definizioni di rito che si possono riscontrare nella letteratura di riferimento è di particolare rilievo soffermarsi a riflettere su quelle più controverse senza le quali con tutta probabilità non si sarebbe mai giunti a pensare una scienza di recente definizione chiamata ritologia.Nell'ambito della presente relazione ho voluto concentrarmi sulla critica che Frits Staal muove alle scienze sociali in particolare all'antropologia ricorrendo nella mia riflessione alle analisi interpretative del rito presentate nel suo volume Ritual and Mantras. Rules Without Meaning (1996) integrandole con quelle di Jayant Burde convogliate in Rituals Mantras and Science (2004).
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