Tra i racconti di violenza della Sicilia post- unitaria quello di Maria è indice di una società arretrata povera e tradizionalista. La giovane Maria è una ragazza di tredici anni che alla morte prematura della madre viene votata alla vita monacale per volere della matrigna. La giovane novizia ama la sua famiglia fino a quando non realizza la violenza che questa sta esercitando su di lei. La rivelazione arriva quando a causa di un'epidemia di colera scoppiata nel 1854 a Catania la badessa ordina alle famiglie delle novizie di allontanarle dal convento e di riportarle a casa. Fuori dalla vita monacale Maria assapora le emozioni di un mondo diverso da quello fino ad allora conosciuto: si meraviglia delle cose più semplici e soprattutto scopre l'amore. La gioia e la serenità provati in quel breve periodo si trasformano però in angoscia e ossessione quando Maria è richiamata dalla badessa. Combattono dentro di lei sentimenti contrastanti: l'amore per il giovane Nino e il voto promesso alla Chiesa un padre sempre tanto amato che adesso però l'ha abbandonata. La sua colpa è quella di aver conosciuto ciò che fino a quel momento non le era stato permesso di saper e di ritrovarsi poi senza via d'uscita. Il peso di tali turbamenti grava a tal punto sulla fragile psiche della novizia da farla precipitare nella pazzia.
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